lunedì 4 febbraio 2013

Olio vegetale esausto, risorsa sprecata

L'olio vegetale esausto proviene da processi termici di degradazione ed inquinamento, per utilizzare un linguaggio più comune si parla di olio di frittura, in alternativa al riutilizzo finisce nello scarico del lavandino.

I motivi per conservarlo in un contenitore e consegnarlo ad un consorzio sono due, non si inquina e trattandolo si può ottenere un biocombustibile.


La raccolta dell'olio vegetale esausto in Italia sembra essere un progetto di gran lunga più difficile e costoso che non ottenere il bosone di Higgs, altri paesi sono riusciti a raccoglierlo e ad impiegarlo come combustibile per far circolare i mezzi pubblici; in alternativa lo si può trasformare in energia elettrica e termica ed in più si ottiene glicerina pura per l'industria farmaceutica e cosmetica.

Progettare di raccogliere l'olio esausto può essere un problema per il semplice fatto che esiste poca cultura del sociale ed in molte realtà non è neanche possibile trovare a chi consegnarlo, il cittadino vessato da tasse e dalla crisi economica se non incentivato non è spinto a differenziare anche l'olio della frittura.

Ciò che potrebbe spingerlo ad organizzarsi potrebbe essere uno sgravio sulla tassa sui rifiuti.

L'olio vegetale di frittura proveniente da processi termici di cottura degli alimenti prima di essere impiegato come combustibile alternativo deve subire diversi trattamenti, ciò che si ottiene è quello che comunemente si chiama biodiesel.

Il biodiesel non è scoperta di poco tempo fa e si deve risalire alla fine del 1800 per vedere un motore a combustione alimentato da olio vegetale, l'olio vegetale alimentare si presta per essere impiegato per la locomozione con motori diesel.

La maggiore aggressività di quest'olio su alcune parti del motore impone modifiche, in condizioni climatiche sfavorevoli (al di sotto dello zero termico) è necessario miscelarlo in proporzione con il diesel affinché non congeli.

L'olio “fritto” viene a contatto con sostanze organiche e si arricchisce di prodotti indesiderati che devono essere eliminati prima di produrre il biodiesel, il processo che subisce l'olio non trattato sarà orientato alla rimozione di sostanze organiche tramite centrifuga, allo stesso modo si elimina l'acqua presente.

Una volta ottenuto un prodotto semifinito è necessario trasformare l'olio esausto in combustibile, il processo per ottenere il biodiesel si chiama trans-esterificazione e si ottiene miscelando un alcol puro (il metanolo) ed un catalizzatore (soda), come sottoprodotto si ottiene glicerina pura.

Il biodiesel può quindi essere impiegato in miscela in motori diesel abbattendo cosi il caro carburante e permettendo un notevole risparmio alle casse comunali, il biodiesel può anche essere impiegato puro sui mezzi pubblici (sempre previa modifica ad alcune parti della distribuzione del carburante) ma le camicie dei cilindri subiranno un usura maggiore con conseguente prematura dipartita del motore.

L'unico motore che può ricevere biodiesel puro è quello di origine nautica, la maggiore resistenza all'aggressione di sostanze acide viene cosi scongiurata ed il motore non subisce danni, proprio da questo punto si parte per spiegare cosa si può ottenere dall'olio vegetale esausto oltre un combustibile per autotrazione.

Il biodiesel si presta per essere impiegato come combustibile nei motori diesel ed è proprio un motore diesel di origine marina che si trova in un impianto di cogenerazione.


La cogenerazione non è altro che la produzione di energia elettrica e termica da un unica fonte di energia, alimentando un grosso motore diesel con biodiesel si mette in rotazione un alternatore con relativa produzione di energia elettrica, il calore prodotto dai gas di combustione e dagli scambiatori di calore viene utilizzato per fornire acqua calda ad uno o più utilizzatori.

L'energia elettrica prodotta da un impianto di cogenerazione viene pagata dal GSE alla tariffa indicata dall'ultimo conto energia ed è paragonata ad un olio vegetale di origine extraeuropeo, l'energia termica non è un sottoprodotto di poco conto, con un impianto di teleriscaldamento è possibile riscaldare abitazioni limitrofe che possono quindi fare a meno del gas o di altri sistemi energetici costosi per produrre acqua calda sanitari o per riscaldamento.

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