domenica 19 luglio 2015

Cookie Law: c'erano altre vie

Il termine del 2 giugno 2015 è trascorso da qualche mese e della Cookie Law e delle novità del Garante della Privacy si sente sempre meno parlare, a dirla tutta la normativa europea sui cookie poteva essere gestita in altro modo.


Se si chiede ad un navigatore di internet cosa ne pensa della profilazione state certi che il suo volto si incupirà ed il capo si inclinerà quasi sicuramente a chiedervi, secondo il linguaggio del copro, cosa diavolo è la profilazione.

La odiosa normativa europea sui cookie ha messo in confusione tutto il web caricando sulle spalle degli editori, con editori si intende anche chi gestisce un semplice blog, oneri tecnici e spese fuori da ogni logica.

Dopo mesi dall'entrata in vigore molti siti internet e blog non sono a norma e sperano in interventi favorevoli del Garante della Privacy o in plugin miracolosi. Purtroppo in Garante non ha fatto passi indietro e di plugin miracolosi ancora neanche l'ombra.

Le strade per regolarizzare la propria posizione alla normativa sui cookie sembrano ancora due: quella del web master, o web developer, che mettendo mano al codice sorgente impedisce ai cookie di avviarsi senza il consenso del visitatore o quello del servizio a pagamento.

Tralasciando altri commenti e dettagli in cui finirei solo di essere logorroico e prolisso mii chiedo quali alternative potevano prendere i cervelloni che hanno creato la cookie law europea. L'informativa deve servire al navigatore per spiegargli cosa sono i cookie e come gestirli, per fare ciò gli si deve spiegare come interagire con essi e modificare le impostazioni del proprio browser.

Io che ho un paio di neuroni funzionanti mi sono chiesto come mai non si fosse chiesto esplicitamente ai programmatori dei browser di inserire una finestrella all'apertura dello stesso che spiegasse cosa sono i cookie e come modificarli.

Sempre via browser il navigatore avrebbe potuto decidere se disattivare i cookie di profilazione per tutte le sessioni o per sito internet, analogamente per i cookie di analisi. D'altra parte è sui browser che si deve intervenire e quale migliore modo di farlo che renderli partecipi delle nuove norme?

La normativa non avrebbe messo in confusione il mondo del web e non avrebbe neanche dato il modo di multare nessuno, forse l'intento era solo quello di attingere ad un possibile tesoretto quando necessario.

La seconda via non percorsa dai cervelloni della cookie law poteva essere quella di obbligare i gestori di pubblicità su internet (chiamati comunemente programmi di affiliazione) di dare l'opportunità all'amministratore di un blog o sito internet di poter caricare gli script solo dopo il consenso.

Questo secondo punto è infatti il più complesso e irto di difficoltà tecniche. Lo script dei banner pubblicitari, ad esempio di Adsense, non può essere modificato dall'utente pena l'esclusione del programma e dei guadagni.

Alcuni editori che utilizzano Google Adsense hanno dovuto necessariamente modificare lo script del banner per farlo caricare solo alla seconda pagina vista dal visitatore o alla sua seconda visita. Ciò comporta due risultati: fare irritare Google e perdere introiti.

In attesa che gli sviluppatori creino script capaci di inibire il caricamento dei cookie profilanti per le diverse piattaforme vi diletto con un paragone calzante. La cookie law può essere paragonata ad una nuova legge del codice della strada che impone a chi possiede un auto di mettere a bordo altre ruote di scorta.

La multa comminata in caso il proprietario del veicolo venga trovato sprovvisto delle aggiuntive ruote di scorta sarebbe la perdita della propria abitazione e del veicolo stesso, molto equo no?

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